Boku no Hero Academia torna nel 2023, ma la parità di genere no (o quasi)

 

Attualmente è in corso la sesta stagione di Boku no Hero Academia riguardante l’arco finale della serie in cui Midoriya Izuku, il nostro protagonista, deve confrontarsi con nuove prospettive: una di queste è data dall’incontro con Lady Nagant, ex Pro Hero divenuta Villain che mostra al protagonista e al pubblico la sua visione della società. Insomma, è un personaggio con una caratterizzazione particolare e profonda; ma vale lo stesso per tutti (o comunque per la maggior parte) dei personaggi femminili? In questo articolo abbiamo intenzione di sviscerare il tema della parità di genere in BNHA in quanto sono numerosi gli stereotipi negativi che vengono rinforzati da una rappresentazione femminile inaccurata: dando un’occhiata ai personaggi possiamo fare alcuni esempi, poiché una delle critiche più condivise dal fandom riguarda proprio l’oggettificazione delle donne. 

Partendo dal caso di Uraraka - uno dei personaggi più popolari di BNHA – è stata presentata nei primi capitoli come molto più di una damigella in pericolo: un buon personaggio con delle motivazioni precise e la capacità di aiutare gli altri, ma con l’avanzare del manga è stata relegata al ruolo di personaggio secondario o, ancor peggio, come possibile interesse amoroso di Deku. Passando a uno dei personaggi più amati dal fandom e dallo stesso autore, Rumi Usagiyama (il cui Hero Name è Mirko) è considerabile uno dei personaggi più forti dell’anime: il suo design non solo è sessualizzato (come tutti i restanti design femminili) ma ha anche lo scopo di annullarne l’aggressività riprendendo le sembianze di una lepre. Facendo un paragone con Bakugou, dalla personalità e dalla popolarità simile, si può notare che non ha subito lo stesso processo e la sua ferocia è stata accentuata dal suo costume.

L’esempio più eclatante di sessualizzazione è senz’altro Toru Hagakure, il cui quirk giustifica il non avere vestiti addosso e soddisfa la fantasia del male gaze. Si tratta però anche di una questione di rilevanza per la trama, affinché si mandi avanti la storia: come per Cathleen Bate, che nonostante si supponeva fosse l’eroina più forte d’America è morta senza veramente aver cambiato il corso degli avvenimenti. Parliamo delle compagne di classe di Midoriya: Momo e Mina rappresentano l’apice dell’eteronormatività nelle loro interazioni con Todoroki e Kirishima; dell’erotizzazione di minorenni ridotte al loro aspetto fisico (specialmente Momo che mostra un quirk basato sul creare oggetti utilizzando i grassi del proprio corpo) e della mancanza di inclusività nel mostrare corporature diverse. 

Al contrario di quello che si pensa la misoginia non si vede soltanto da come sono descritte le donne, ma soprattutto dalla caratterizzazione dei ragazzi! Mineta è sicuramente il peggiore tra questi: la sua perversione e la sua mancanza di rispetto verso le sue compagne di classe non viene punita né presa sul serio, piuttosto è stata sviluppata in senso comico con la scusa del fare fan service. Possiamo evincere da quanto detto finora che Horikoshi può fare decisamente di meglio nel rappresentare le controparti femminili in maniera più umana e realistica, magari avvalendosi di uno staff più intersezionale (ovvero sovrapponendo identità sociali per far fronte alle discriminazioni delle minoranze) e facendo eventuali approfondimenti sulla parità di genere per offrire alle ragazze che seguono il suo lavoro degli esempi di eroine che possano genuinamente ammirare ed essere loro d’ispirazione.



Rebecca Simioli e Anna Baiano Svizzero

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