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Boris Eifman dà voce alla grande Russia

Per chi ama la letteratura russa del XIX secolo assistere al lavoro di Boris Eifman Anna Karenina è un'esperienza di completo rapimento estatico e d'immedesimazione senza scampo. Riprodurre sul palcoscenico le contraddizioni della società sanpietroburghese di metà '800 risulterebbe impresa ardua, se non impossibile, a molti perché, se pure la danza sia a mio dire uno tra gli strumenti più efficaci per la comunicazione, mettere insieme l'aspetto narrativo, quello descrittivo, quello emozionale e restare fedeli al contesto storico senza l'uso di una voce narrante, di un canto, di un testo è da geni. Ho visto sul palcoscenico del Teatro San Carlo la bellezza pura, la bravura, il virtuosismo e l'emozione commovente e commossa di un'Anna Karenina interpretata da Natal'ja Povoroznjuk, la forza e la sicurezza fisica ed espressiva, di Karenin interpretato da Pavel Moskvito e la compostezza e l'eleganza, a volte devo confessare snervante, di Vronskij inte