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Su verità e menzogna. L'arbitrarietà del linguaggio.

I punti cardinali, le misure di lunghezza, di larghezza, di peso, di capacità, le note, l’alfabeto, le formule matematiche e quelle fisiche, i segnali stradali, le leggi umane e divine sono tutti esempi, e si potrebbe seguitare ad enumerarne tanti altri, di documentalità regolative che hanno nella propria natura e genesi la presunzione dell’oggettività. L' oggetto trova la propria ragione di essere nello stare difronte a ciò che invece è soggetto, mantenendo, grazie alla distanza, una propria autonomia e indipendenza da tutto ciò che da quest’ultimo potrebbe scaturire. Stando a questa definizione l’oggetto, in quanto tale dunque, non sarebbe né emanazione né tantomeno proiezione di un soggetto che lo genera e lo modifica, sarebbe piuttosto ciò che è fuori di esso e che ha una propria necessità e autonomia. Tutt’al più si potrebbe asserire che l’oggetto sia osservato, studiato e compreso dal soggetto agente (questo l'indirizzo della filosofia almeno fino a Kant). Adesso, con