NOA WERTHEIM E L'ENERGIA INFINITA(fonte: Campadidanza magazine)

Il fluire e rifluire di un corpo liquido e della sua energia, della materia e del loro rapporto, il movimento in una memoria ed un tempo infiniti, la prospettiva aperta verso il futuro dove non si ricerca una catarsi ma un movimento che fluttua e si autorigenera costantemente. Il rifiuto quasi totale del concetto di morte o comunque la ricerca costante dell’antidoto contro la fine, il vivere nel ricordo di un passato che non abbandona mai e il lanciarsi in una progettualità costante salvandosi così dallo schiacciamento di un presente che infondo non esiste. Noa parla di pace e di serenità, di equilibrio e di armonia, di circolarità energetica e consapevolezza di un corpo vivo in bilico tra l’essere animale e l’essere divino.
Incontrare la coreografa israeliana in una full immersion nel suo mondo, prima come spettatrici e poi come danzatrici della sua masterclass, ha mostrato il modo di creare di chi, nonostante senta l’arduo compito di comprendere l’uomo e il mondo, abbia deciso di chiudere quello stesso mondo fuori. I danzatori della Vertigo Dance Company vivono infatti in un’oasi artistica, il Vertigo Eco Art Village, recuperata da una vecchia struttura dismessa, lontana dal mondo, lontana dall’uomo, lontana da tutto. Noa ha deciso di abbondare per sempre il suo modo di vivere di prima effettuando un’inversione di marcia da cui però non si torna più indietro. Senza più chiedersi cosa vorrebbe ora pensa a cosa ha e a cosa le serve davvero per essere felice. Non giudica, non condanna, non dice cosa sia giusto e cosa invece non lo sia, perché alla fine tutto è umano, tutto è emanazione di una creatura che è semplicemente così, una sola però è la certezza: la vita non è una favola e nessun principe ci salverà. E allora la forza esplosiva che caratterizza la sua visione del uomo e della terra che abita esplode in ogni creazione distruggendo preconcetti e illusioni e bugie. Noa è vera e guarda la realtà negli occhi, è consapevole del bello e del brutto, del buono e del cattivo, dello spirito e della carne e quest’ambiguità costante e naturale abita i suoi lavori ossessivamente. Da Reshimo a Mana fino a Vertigo20 l’opposizione e il contrasto caratterizzano una produzione elegante e sempre sensuale degli opposti.
Ecco il mondo di Noa Wertheim, coreografa della Vertigo Dance Company che, in questi giorni, ha deliziato il pubblico napoletano con due coreografie nel suggestivo Museo Ferroviario di Pietrarsa. La Vertigo ha inaugurato la nuova edizione del Napoli Teatro Festival Italia con Reshimo, in prima mondiale, e con una rielaborazione di Mana capolavoro di repertorio.
Dopo il terzo anno di seguito a Napoli Noa dice di sentirsi a casa, le pare di riconoscere i volti delle persone camminando per strada, si inerpica per vicoli e vicoletti, adora l’architettura e la storia della città, gli spazi, i luoghi, e sente un grande e caldo fermento artistico soprattutto in quest’ultima venuta: “Non so cosa sia successo, ma sento che è successo qualcosa, che qulcosa si muove più e meglio di prima”.
L’accoglienza in città è stata piacevole, Noa ha potuto dialogare con il pubblico napoletano presso il Caffè del Teatro Mercadante insieme al coreografo Emio Greco e Peter Scholten (che pure presenteranno i propri lavori al Festival), al direttore del teatro Luca De Fusco e con la moderazione della direttrice del Giornale della Danza Sara Zuccari. Lunedì 9 giugno alle 12 ha tenuto una masterclass presso il Centro Coreografico Körper di Gennaro Cimmino con i giovani danzatori del territorio con i quali ha potuto instaurare un forte scambio artistico e trasmettere preziosi insegnamenti sulla sua danza.
La sua ricerca è molto reale e concreta, legata al ciclo della vita, del tempo, del ricordo, dell’eterno e della fertilità, ogni movimento, in connessione con tutto il resto del corpo, deve essere disponibile a farsi portatore dell’ incessante marea di energia fatta di transizioni, passaggi e attraversamenti.
Manuela Barbato e Simona Perrella

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