Le donne non sanno fare coreografia. È deciso. (o forse non è questo il punto)

sasha waltz, coreografa


Bisogna decidere da quale parte stare e quale posizione prendere, o per lo meno bisogna decidere la motivazione da dare - credibilie - quando qualcuno chiede: "perché in cartellone non ci sono donne?", "perché non ci sono spettacoli di coreografe?", "perché nei teatri vengono programmati solo uomini o comunque la percentuale di donne presente è da vergognarsi?". Insomma, non si può rispondere a queste domande con un "perché non ce ne sono" o "sono poche". Nulla di più falso! Ci sono donne coreografe e ce ne sono tante quanti gli uomini, la questione è che per un retaggio culturale che pervade ogni settore lavorativo viene naturale scegliere un uomo: giovane o maturo, alle prime armi o già affermato, innovativo o tradizionale viene sempre più facile dare una chance al tipo maschio. Ma vi assicuro che non ci sono "più uomini" che si occupano di creazione coreografica, è il meccanismo perverso della società ancora fortemente maschilista che alimenta e sostiene sempre il lavoro declinato al maschile. 

body and soul di Crystal Pite
ph julien benhamou

È un mondo quello della danza che in tutta la fase di formazione e di studio vede la presenza delle donne in percentuale assolutamente superiore a quella degli uomini. Ballerine, danzatrici, insegnanti. Poi però quando si dà un’occhiata alle occasioni di lavoro delle donne si scopre che in ruoli di rilievo (coreografa, regista, tecnica luci o suono, scenografa) le donne spariscono e ci sono solo uomini! E allora ci si chiede: quanti teatri in Italia sono diretti da donne? E quanti spettacoli di coreografe sono stati programmati negli ultimi anni? 
Alle donne tutto questo stufa da morire e non immaginatele lì con il coltello tra i denti pronte a scuoiare l'avversario. Le donne sono arrabbiate sì, ma ancora di più sono stufe da morire! Quando si finirà di affrontare ancora e sempre queste stesse problematiche? Ogni epoca sembra quella giusta per la presa di coscienza e per il riscatto sociale delle donne, ma poi qualcosa non va e il cambiamento è talmente lento e centellinato da non essere avvertito e da lasciare - in fin dei conti - la situazione così com'è. Non è la quota rosa, non è la percentuale obbligatoria a riscattarci, anzi per quanto mi riguarda mi fa sentire una minoraza discriminata che necessita del sostegno politico. Orrore! Il pensiero della parità di occasoni deve invece fluire naturale e su qualunque campo dobbiamo poterci misurare senza preconcetti con il collega uomo. Nel gioco bisogna seguire le regole ed esserci ad (occasioni) armi pari. E tutto questo si raggiungerà solo agendo al livello dell'educazione dei bambini, soltanto lì avverrà la vera svolta. Non si tratta di una rivalsa o di uno spitito di vendetta che le donne portano dentro ma di un senso di giustizia che vuole il posizionamento delle donne in ruoli apicali e di potere in contesti lavorativi, il superamento dello sterile antagonismo sociale uomo/donna, l'andare oltre le barriere mentali, le tradizioni e le consuetudini che ancora oggi non consentono alle donne di determinare il proprio destino in campo lavorativo libere da pregiudizi. Si tratta di mettere in atto un riscatto sociale e lavorativo in un mondo – quello della danza - ancora fortemente a trazione maschile.

le sacre du printemps di Sasha Waltz

È infatti realtà che ancora ai giorni nostri nello stesso campo lavorativo alla donna non sia dia la stessa fiducia che si dà invece ai colleghi uomini: si pensi ai lavori commissionati in contesti di grandi eventi di eco mondiale e a tutto l'apparato solenne che li accompagna (inaugurazioni, aperture ai giochi olimpici, festival), o anche - e questo è il punto in oggetto - alle programmazioni teatrali.

linea recta di Annabelle Lòpez Ochoa 



La libertà della donna si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla” (Emma Goldman)

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