La Polisportiva Partenope è la casa dei giovani e va salvata


le tecniche federali daniela della bruna e roberta parisi
con alcune atlete gold della sezione ritmica


La Polisportiva Partenope fondata a Napoli nel 1951 riceve nel 1952, per decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, l’alto riconoscimento di Ente morale, che ne fa uno dei pochi esempi in Italia di associazione sportiva dotata di personalità giuridica. Insignita della Stella di bronzo al merito sportivo nel 1979, della Stella d'argento nel 1982 e della Stella d'oro nel 2003 rischia oggi, dopo una storia lunga più di 70 anni, di lasciare i locali della cavallerizza reale in cui almeno un migliaio di giovani atleti si allena quotidianamente. 
Una diatriba che a quanto pare va avanti già da tempo e che sembra non volersi risolvere facilemente nonostante la presa di coscienza di una effettiva responsabilità da parte dei dirigenti della società sportiva. Pare che ci siano state proposte di risoluzione, di estinzione del debito accumulato, ma che dall'altra parte - ovvero quella strettamente istituzionale - non arrivino né risposte né proposte risolutive. Un grande silenzio, un grande vuoto che lascia spazio solo al decreto ingiuntivo con cui si comunica l'arrivo di un ufficiale giudiziario incaricato di mettere i sigilli alla struttura in data 8 luglio. E così è stato: l'ufficiale giudiziario si è presentato in sede e con grande sorpresa ha trovato schierati almeno un centinaio tra atleti e familiari pronti a dimostrare il legame profondo che lega la storica realtà al territorio. 
Al di là di ogni responsabilità, cattiva gestione o mancanza da parte del direttivo, l'appello accorato affinché la Partenope resti nella sua sede è solo e unicamente nell'interesse di circa mille tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi che ogni giorno trascorrono ore e ore nella massima dedizione e con inestinguibile passione ad allenarsi nella propria disciplina. Ma anche per tutelare il lavoro di una ventina di dipendenti tra personale amministrativo, tecniche e tecnici di alto profilo che dedicano la propria vita a coltivare talenti, nutrire l'autostima, sostenere progetti e sogni. 

Attraverso lo sport si veicolano valori profondi che regolano le relazioni sociali e il modo di percepire se stessi. Il rapporto con l'altro è costruito sul reciproco rispetto e mutuo soccorso laddove la squadra si fa famiglia per il singolo e a sua volta il singolo atleta sente di essere un tassello importante e fondamentale per raggiungere il traguardo condiviso. Una scuola di vita che prende forma ogni giorno tra regole e divertimento, gioie e dolori, riconoscimenti e delusioni. Le vittorie, le sconfitte, il tempo dedicato all'allenamento e responsabilmente sottratto ad altro, i compagni che diventano famiglia, le maestre e i maestri una guida che non verrà mai dimenticata, questo e tanto altro è lo sport nell'età in cui si costruisce il sé. 

Il vuoto che si crea tra la pubertà e l'adolescenza, quel vuoto costituito per lo più da ansie, paure, introspezioni e insicurezze, quel vuoto che rischia di riempirsi di cattive abitudini e progetti sfumati con lo sport e con l'inclusione sociale diventa il tempo dei ricordi più belli, della personalità che sboccia, della forza di volontà e dello spirito di sacrificio. 

Bisogna sperare e chiedere a gran voce che questa lunga storia di amore e sport non finisca qui e che i mille atleti iscritti possano ancora avere una casa in Partenope. Ci uniamo allora all'appello del deputato Francesco Emilio Borrelli che ha chiesto un tavolo al Ministro dell'Economia affinché si possa trovare una soluzione per la palestra storica della città di Napoli. 

Firma la petizione: https://chng.it/LqMPhDwb7s

Uniti per la Partenope!




Manuela Barbato 




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