Conflitto d'interessi. E allora?

ph. Manuela Barbato
Sì, lo so, si tratta di un vero e proprio conflitto d'interessi se uno fa l'ufficio stampa di un evento e poi scrive pure la recensione. E allora? Questo è il mio spazio libero e credo di poterlo fare anche se è politically incorrect.

Sara Lupoli in un attimo ha salutato la sua avant première di Album-Toi, mon miroir. Prove, paure, ansie, mesi di creazione intorno ad un'idea e ora....finito!
Il vuoto che lacera il coreografo dopo la messa in scena di un lavoro deve essere da capogiro: tanta attesa, tanto impegno, nevrosi e dubbi da far impallidire uno psicopatico e poi tutto finisce in un tac.

30 minuti dunque, 30 velocissimi, intensissimi, interessantissimi (più un altro paio di -issimi) minuti. Ho amato molto il suo lavoro e le ho consigliato di ampliarlo portando gli interpreti da due a mille: perché se penso a quante persone abitano la mia testa non posso che suggerirle di mettere in scena la frantumazione in infinite entità differenti all'interno di un corpo solo.

Il lavoro di Sara tratta proprio del mettersi innanzi alle innumerevoli forme e caratterizzazione che il nostro "io" sa mettere in atto, un alter ego, uno sdoppiamento, l'essere sconosciuti a se stessi. Ma diciamoci la verità: nessuno è due. Sarebbe troppo facile! Ognuno di noi è mille, diecimila, un milione, ognuno di noi combatte, giorno dopo giorno, per armonizzare le voci di dentro che spingono, sbucano, scivolano tra gli interstizi della mente per prevalere e zittire.

E allora uno specchio non basta. O meglio un'immagine riflessa non basta, non è sufficiente, non è realistica. L'esperimento è nato così nella sua forma primaria, ma la verità esige di venir fuori, pretende di essere messa in chiaro: la verità è che lo specchio ha tante piccole facce ognuna delle quali propone il suo riflesso e ogni riflesso tenta con tutte le sue forze di dimostrare di essere quello autentico. Uno specchio che sia una piramide, un prisma su base ottagonale, che abbia più facce possibili, che crei conflitti, scontri e prevaricazioni. Poi un accordo, un compromesso, una voce che media le altre: la pace.

Il lavoro di Carmine Spizuoco che ha creato l'interfaccia digitale ha catturato la mia attenzione fino a farmi entrare nello schermo/specchio tra deformazioni e strascichi di umane sembianze. Tanto semplice l'involucro quanto complesso ciò che nasconde. Un corpo solo, miriadi di neuroni.
ph. Lorenzo Cabib

E il contact di Marianna Moccia ed Elena Cocci? Lavorato assiduamente, ben costruito, nulla al caso. Quando una creazione nasce dall'improvvisazione per divenire struttura certa porta con sé la meraviglia del naturale e dell'istintivo trovando però, nel rispetto per il pubblico, il collante tra l'esperimento e lo spettacolo. Un contact ricercato e fatto di pesi e spinte e fiducia, una metamorfosi di ritmi e qualità di movimento che ha saputo mantenere alto il clima, la soglia dell'attenzione e la voglia di esserci ancora.

Mi auguro col cuore che questo progetto vada avanti, che giri teatri e gallerie e musei come performance live. Video, proiezioni, mostre fotografiche ed esibizioni dal vivo. Un solo lavoro che potrebbe aspirare ad innumerevoli forme di sé.
















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